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L’assassinio di

Pitagora

di Marcos Chicot 

 Patrizia http://www.leultime20.it/

twitter: @patrizialadaga

 Giuditta

twitter: @tempoxme_libri

1. Dai un voto alla copertina e spiegalo
Voto: .8

Una copertina intrigante che non lascia dubbi al lettore su ciò che troverà nelle pagine del romanzo: mistero e matematica.

Voto: 7.

Avrei scelto una copertina più aderente con lo sfondo storico. Quella del libro invece batte strade più esoteriche. Senza dubbio è fascinosa la scelta dei colori sul fondo nero e il rosso ripreso nel lettering del titolo che fa risaltare il nome dell’autore in bianco. Copertina studiatissima, forse troppo.

2. L’incipit è …

Un’introduzione semplice e allo stesso tempo ideale del personaggio di Pitagora, in cerca di un degno erede del suo pensiero.

“Tra costoro c’è il mio successore”

Tra costoro c’è il mio successore

D’effetto. Sarà proprio il problema della successione a Pitagora nella direzione della confraternita di Crotone e di tutti i suoi satelliti a far scattare la molla degli assassini.

3. Due aggettivi per la trama
Articolata e cinematografica. Portentosa ed enigmatica.
4. Due aggettivi per lo stile
Essenziale ma non banale. Fluido e corposo.
5. La frase più bella

Tutti conoscono Pitagora per il suo noto teorema. Tuttavia, la grandezza morale del pensiero pitagorico non è altrettanto conosciuta. Chicot ci parla del filosofo e del pensatore, prima ancora che del matematico:

“El sueño final de Pitágoras era un mundo en el que no hubiera diferencias de trato ni de derecho jurídicos por pertenecer a diferentes razas o naciones. Una comunidad mundial basada en los principios de hermandad, espiritualidad y justicia”.

“Il sogno finale era una società senza differenze etiche o giuridiche per le diverse razze o nazioni, una comunità mondiale basata su principi di fratellanza, spiritualità e giustizia”.

La passione e l’entusiasmo per la dottrina pitagorica e per il leggendario fondatore sono visibili e contagiosi nelle pagine. Scelgo la prima, che mette in risalto la straordinaria figura di Pitagora con semplicità e chiarezza:

Saggio no. Filosofo. è un termine inventato da mio padre: filosofo. Significa amante della sapienza, che si distingue dal semplice possessore della sapienza, il saggio. Filosofo è una definizione più dinamica e più umile. Implica una ricerca che non ha fine. Molto appropriata in relazione alla conoscenza.

6. La frase più brutta

Torture e morti violente sono ricorrenti nelle pagine di Chicot. Le frasi più disgustose fanno sempre riferimento al sadismo di alcuni personaggi. Ne cito una tra le tante, che in spagnolo, peraltro, risulta forse ancora più agghiacciante rispetto alla versione italiana di Andrea Carlo Cappi:

“Boreas dio un segundo apretón y la cabeza inerte de Tésalo vomitó una pasta sanguinolenta encima de Yaco. El gigante abrió los brazos y el cadaver de Tésalo se desplomó sobre su jovencísimo amante”.

“Boreas diede un’altra stretta e dalla bocca di tesalo fuoriuscì un fluido sanguinolento che colò sopra Yaco. Il gigante aprì quindi le braccia, lasciando che il cadavere crollasse addosso al giovinetto.”

Non mancano le parti orripilanti nel romanzo. Tortura, stupro, riti cruenti come l’uccisione di cinquanta neonati a Cartagine per placare il dio Moloch. C’è un certo compiacimento dell’autore nel descriverle e di alcune, in tutta onestà, avrei fatto volentieri a meno.

La prima terribile scena a cui assistiamo inermi e basiti è il crudele spettacolo della punizione dello schiavo fedifrago e del suo amante, ordinata dal ricco commerciante Glauco al terribile gigante Boreas:

Poi gli avvicinò al viso la punta del ferro incandescente e diede un tocco rapido allo zigomo, appena sotto l’occhio. Lo sfrigolio della carne fu subito coperto dall’urlo di Yaco.

E vi assicuro che sono stata clemente nella scelta!

7. Il personaggio più riuscito
Akenon. L’egizio ingaggiato dalla comunità dei Pitagorici, per indagare sugli inquietanti omicidi che la affliggono, è l’eroe perfetto: forte e coraggioso e allo stesso tempo capace di valori e sentimenti. Sono incerta tra Pitagora, ricostruito con grande attenzione ai dettagli, Akenon, il coraggioso investigatore egiziano che mosta debolezze e fragilità, e Arianna, la figlia prediletta di Pitagora, tormentata e brillante. Ma in tempi di quote rosa, se proprio dovessi votare, non potrei sottrarmi al fascino complesso di questa figura femminile:

Arianna invece continuava a rappresentare un’incognita. Con lei c’era sempre la stimolante emozione dell’inaspettato.

8. Il personaggio meno azzeccato
I personaggi del romanzo sono quasi tutti realmente esistiti, come spiega l’autore nella parte finale del libro. Il meno credibile è forse Boreas, un gigante sadico e malvagio all’inverosimile. Troppi muscoli e troppa cattiveria, ma all’interno della storia il suo ruolo resta ineccepibile. Le figure negative o malvagie hanno, a mio avviso, i tratti troppo marcati che tendono al grottesco. Eccessivo Boreas, diabolico e “milleriano” l’uomo incappucciato, scontato Cilone.
9. La fine è…
Da leggere. Ogni commento rischia di svelare dettagli essenziali. Hollywoodiana … e altro non vi dico.
10. A chi lo consiglieresti?
A chi apprezza il romanzo storico e non teme pagine dense di orrore e violenza, ma soprattutto a chi cerca una storia in cui entrare a poco a poco, senza fretta. Le 720 pagine del libro (alcune forse di troppo) permettono al lettore di vivere la storia con intensità crescente fino ad appassionarsi e desiderare di conoscere al più presto la verità. Ce n’è per tutti i gusti: accurata ambientazione storica, dettagliato approfondimento filosofico, fascinosa trattazione matematica, il tutto condito dagli elementi tipici di un buon thriller, che tiene in tutte le sue parte, senza dimenticare un pizzico di romanticismo per insaporire la trama.

A chi ama le letture forti, che fagocitano nel loro mondo.

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