Sull’onda d’urto della lettura appena terminata del suo nuovo romanzo, con il cuore gonfio di emozione chiedo a Chiara Valerio un appuntamento per una chiacchierata. Sono una ammiratrice spassionata e appassionata della sua scrittura e delle sue parole. In “Almanacco del giorno prima” (Einaudi, 2014) mi è sembrata più che mai in stato di grazia, ritrovando tutto quello che ammiro di lei e ancora di più.

Sarebbe stato indimenticabile incontrarla nella semplicità di un bar, davanti a un caffè, con la copia del libro da farmi autografare, ma invece come sempre il nostro è stato un incontro telematico, non per questo meno esaltante.

“Almanacco del giorno prima” per me, come lettrice, è anche, forse soprattutto, il racconto di un amore folle, totalizzante, inarrivabile (Alessio è in ritardo su Elena Invitti e nulla potrà cambiare questo dato anagrafico, che per la donna sembra così importante). Un amore stilnovistico, che non è dicibile nella sua essenza ontologica, ma che può essere definito solo nella sua quantità:

Quando Janak, nel giro di poche ore, gli avrebbe domandato chi fosse per lui Elena Invitti, Alessio, con un tono nostalgico, passato, anzi trapassato, col tono di chi fosse stata per lui Elena Invitti, avrebbe risposto compunto che la domanda era mal posta, e che di certo al chi non avrebbe saputo rispondere. Avrebbe potuto tuttavia essere chiaro sul quanto fosse stata per lui Elena Invitti, ecco, a questa domanda facilmente avrebbe potuto rispondere Tutto, dove Tutto, come spesso nelle cose umane, significa Molte cose.

Per te, invece, Chiara, cosa racconta “Almanacco del giorno prima”?

Foto di Lavinia Azzone
Foto di Lavinia Azzone

Se io avessi un’ossessione narrativa, Giuditta, di certo sarebbero le sproporzioni in amore. Credo che per questo mi sia molto divertita a tradurre “Flush” di Virginia Woolf, perché è il racconto di un amore che non può essere ri-proporzionato, perché Flush è un cane ed Elizabeth Barrett, una donna. Quindi di certo in “Almanacco del giorno prima” c’erano tutte le condizioni perché questa mia ossessione prendesse spazio e tempo e corpo. “Almanacco del giorno prima” racconta perché non bisogna mai essere convenzionali in amore e perché bisogna essere coraggiosi nel perseguire la propria felicità in modo da dimostrarsi affidabili per la felicità, anche per quella degli altri, dell’altro al quale ci si propone. Alessio Medrano è coraggioso, ma non come un uomo, come un bambino, vuole che glielo dicano gli altri perciò racconta se stesso come un eroe e perciò quando si trova davanti Elena, che non gli dice bravo, che non rimane a bocca aperta, che non lo adula e neppure lo ritiene un genio, si ritrova nudo, adulto quasi, e si scopre, in fondo, poco coraggioso. Forse, sarebbe bastato un abbraccio invece di tutte quelle parole e vanterie, no? Forse sarebbe bastato il coraggio del corpo.

Flush

Un amore sproporzionato. Forse però anche Elena, più ancora che Alessio, ha mancato di coraggio, non si è lasciata andare, non ha voluto neanche provare a ri-proporzionarlo questo amore leggero, infantile, angelicato che Alessio le offre. Alessio sente, anche dolorosamente, che Elena gli è destinata, mentre la donna mente, si nasconde, tentenna, si irrigidisce. Le vanterie di Alessio sono il suo fascino e il suo carisma. Come non innamorarsi di un bambino che vola o che possiede delle pulci ammaestrate, che con credibile fantasia diventa proprietario di un circo, un bimbo che si annoia a fare un puzzle dal verso giusto e ci riesce con il verso delle tessere tutte uguali? Perché Elena è immune al suo fascino e non si lascia trascinare in un abbraccio, ma lo tiene a distanza di sicurezza? Elena sembra un figura del mito, non può sottrarsi al destino dell’incontro con Alessio, ma nello stesso tempo porta avanti una ribellione strenua e persistente per non cedere a quello che anche a lei non può apparire che ineluttabile.

Alessio non ci riesce, ma tu che sei la scrittrice potresti rispondere alla domanda chi è Elena Invitti? (a partire dal cognome che non sembra casuale, come non lo è Medrano, ma non sveliamolo ai lettori, perché per me è stata una delle pagine più amate del romanzo).

Foto di Lavinia Azzone
Foto di Lavinia Azzone

Non credo che Elena non si lasci trascinare, credo che appunto Alessio Medrano, così eccezionale in tutto il resto delle sue manifestazioni, dai puzzle, alle pulci, alla matematica, si ritrovi ad essere convenzionalissimo quando incontra Elena. Lui la vede e vuole starci insieme, come un uomo e una donna possono stare insieme e non riesce a capire che la quotidianità che Elena gli offre, nella sua maniera battibeccante e brusca ma sempre ironica, è una forma d’amore. Alessio Medrano che capisce tutto, non è in grado di capire questa evidenza e cioè che l’amore non è una cosa che può essere canonizzata, non esiste l’amore esistono le forme e le manifestazioni dell’amore e sono diverse, sempre, basta cambiare un colore di capelli tra due persone che sono in relazione e cambia l’amore. O così mi pare. Elena Invitti è la persona che gli dimostra che lui è normale, che lui è ridicolo, che lui è fallibile. Elena Invitti è irresistibile perché gli regala il limite che lui non ha mai visto, gli regala una rete da tennis e le linee di gesso in uno spiazzo di terra battuta, che è la sua vita, nel quale non sapeva che farci.

Poi appunto come hai detto le sue vanterie sono bene perché sono bambine, ma Alessio non è più un bambino. In qualche modo Elena Invitti riproporziona lui, e io penso che abbia avuto un bel coraggio, no?

Per me che ho parteggiato spudoratamente per Alessio durante la lettura il tuo sguardo su Elena è ricco di suggestioni tralasciate. Mi toccherà leggere il romanzo per la terza volta, io che non rileggo quasi mai, per appurare alcuni fascinosi elementi venuti fuori dalle tue parole.

Non convenzionale non è solo la definizione di amore, che tu proponi in “Almanacco del giorno prima”, ma anche l’uso del tempo a partire dal titolo con quell’avverbio “prima” laddove la memoria ci riporta al suo esatto contrario, “dopo”.

Infanzia, Presente e … dove il lettore si aspetterebbe altro, Imperfetto. Sono i tre tempi in cui moduli la narrazione. Come un mazziere esperto mescoli le carte, sparigli il racconto, con un andamento temporale sinuoso e curvo, ellittico e circolare. Il presente, soprattutto, vive per flash, scatti, istantanee.

Quanto è stato difficile scrivere un romanzo che mettesse al bando il tempo lineare?

Foto di Lavinia Azzone
Foto di Lavinia Azzone

Io non ho mai avuto una percezione lineare del tempo. Forse sarebbe più difficile per me scrivere qualcosa in cui il tempo abbia un prima e un dopo oggettivi. Io non credo che il tempo scorra linearmente, credo che il passato, il presente e il futuro coesistano. Ognuno ha solo il presente di quello che desidera, di questo sono certa, il resto viene di conseguenza. Se dovessi attribuire ad Alessio Medrano qualcuna delle mie ossessioni – o delle mie certezze – delle mie ossessioni o delle mie certezze come persona, direi che la percezione del tempo presente come desiderio sarebbe una di queste. Non ho mai scritto niente in cui il tempo sia lineare, per me la linearità del tempo è fantascienza. Il futuro che è lì da qualche parte e qualcuno si inventa come raccontarlo, il passato che è lì da qualche parte e uno torna per cambiarlo. Ma non è questo il tempo, questo è un disegno di bambini cartografi. Il tempo è tutto insieme, il passato e il presente, la memoria e l’immaginazione, soprattutto i vivi e i morti. Se pensassi che il tempo è lineare, avrei certamente tentato di costruire la macchina del tempo, una macchina sul binario del tempo, ma non ci credo.

Discutere con te di questo libro mi fa pensare a un sacco di cose. Io credo che tu sappia fare le domande. Quindi molte grazie.

Queste ultime righe, me le appunto sul cuore come una medaglia!

Questa domanda sul tempo, Chiara, era densa di aspettative e tu, come al solito, le hai superate. Il disegno di bambini cartografi è una di quelle immagini speciali che solo tu sai creare. Perché tu hai il dono della parola che si fa genialmente viva, un dono raro e portentoso. (Da bambina ho il vezzo come lettrice di annotare le frasi, i giri di parole, le riflessioni che più mi colpiscono. Mai tante e numerose come per “Almanacco del giorno prima”).

…poi ci sono i numeri nel tuo romanzo. Comprimari. Voluttuosi. Creativi e fondativi. Una sorpresa per una come me che, lo confesso, rientra nella categoria di coloro che hanno paura dei numeri e anche degli elenchi, per i quali sono negata, mentre nutro grande ammirazione per chi ne è capace.

 

Le persone hanno paura della matematica perchè hanno paura dei numeri. I numeri sono la base dei conteggi e degli elenchi. Gli elenchi contengono tutto. Le proprietà e i debiti di un essere umano, i bisogni quotidiani e i desideri. Passati e futuri, talvolta anche presenti.

Per me i numeri e le parole sono stati sempre inconciliabili. Due mondi opposti e reciprocamente guardinghi, pur amando gli scrittori scienziati come Calvino o Levi. Per i numeri sono innatamente negata. Forse da questo nasce il fascino che ho sempre subito per chi invece i numeri li capisce e li maneggia.

Come vivi tu la passione per i numeri e il talento per la scrittura? Uno dei due viene prima? Anche per te, come per Alessio Medrano, “comunque, si dicevano, meglio di un letterato”? Perchè Alessio può ben definirsi in fin dei conti un letterato (uno dei rimproveri più ripetuti da Elena, in cui mi sono specchiata, dalla parte di Alessio ovviamente: “dimenticavo che tu parli sempre di libri” o più ancora “il contrario di quello che fai tu, tu ami le persone come fossero libri o formule, scusa se te lo faccio notare.”)

Foto di Lavinia Azzone
Foto di Lavinia Azzone

Non ho mai avuto una grande passione per i numeri. E credo pure che loro non avessero una grande passione per me. Io li studiavo e loro si mostravano, ma senza passione, quasi una cosa prezzolata. O forse invece ho una grande passione per numeri e questa passione è grande tanto che io non riesco più a vederla. Dopo tanti anni a non frequentarli più devo dire che io e i numeri ci siamo dimenticati. Devo dire che è stato un divorzio – se mai matrimonio c’è stato – per disinteresse, distrazione, stanchezza quasi. Ci siamo dimenticati, io e i numeri. L’ultimo mio atto di gratitudine è “Almanacco del giorno prima”, un atto di memoria anche, sentimenti che devo avere avuto per i numeri o che devo aver visto in altri più corrisposti di me dalla matematica. Insomma, io non credo nell’autobiografia, non ci credo come genere e non ci credo come intenzione, perché io non mi fido della memoria, la memoria desidera. La mia memoria ha desiderato forse, inconsciamente, che io fossi un brillante matematico e ha tirato fuori Alessio Medrano. Ma io no, io non credo di avere avuto mai una grande passione per i numeri. Lo dirò tre volte, prima che canti il gallo. Come si conviene.

Alessio Medrano è un letterato, come è un geografo, come è un matematico, come è un tifoso di qualsiasi sport, Alessio Medrano non sa scegliere cosa essere, lui ricorda perché così non deve capire niente, questo credo che sia la più grande verità che Elena Invitti gli regala. Parla di libri con Elena Invitti perché pensa che lei sia tutte le donne di cui è stato innamorato, di carne o di carta, toccate o lette. Ho appena finito il nuovo romanzo di Jeanette Winterson, si intitola “Il cancello del crepuscolo”, del libro devo ancora decidere cosa scrivere ma mi ha colpito l’immagine di un personaggio che guarda un altro personaggio e dice che non è bello come un angelo ma è bello come insieme un animale e uno spirito. Ecco, io penso che Alessio che pure sa che Elena è bella come un animale e come uno spirito, le si avvicini solo come uno spirito.

Credo che lei lo ami, credo che invece lui ami una idea.

Credo che lei sia intera, lui abbia abdicato all’interezza, convinto forse che l’interezza, che il corpo, muoia, e il resto no.

Alessio è un bambino, e forse, quando crescerà, avrà un’altra chance con Elena Invitti.

Chiara Valerio non scrive solo libri, ma, volendo semplificare e sintetizzare, parla di libri e pubblica libri. Che differenza c’è? In quale delle tre ti senti più a tuo agio?

Nessuna, io leggo sempre, anche quando scrivo. Io sono un lettore, e, secondo del lavoro che faccio, per me o per altri, adatto il mio modo di leggere. Insomma, è quello che provo a fare.

Su “Almanacco del giorno prima” vorrei chiudere parlando di Dio e spiritualità.

Si faccia il segno della croce, Sì, ma da solo, è un gesto intimo, Amen.

Ho trovato in queste righe una grande profondità e la rappresentazione folgorante di quello che dovrebbe essere la fede: un gesto intimo. Io credo che nel romanzo si agiti una fortissima spiritualità, a-religiosa direi ma in stretto rapporto con il cristianesimo, più ancora che con il cattolicesimo.

Che rapporto hai con la fede? “Almanacco del giorno prima” è anche un romanzo spirituale e fideistico?

Foto di Lavinia Azzone
Foto di Lavinia Azzone

Io, personalmente, credo a tutto. Ad Alessio Medrano piacciono i riti, e gli piacciono i miracoli. Tuttavia, come ha scritto Saramago ne “Il vangelo secondo Gesù”, i miracoli non sono una cosa tanto buona se bisogna cambiare la ragione intima delle cose per renderle migliori. E in effetti il senso del miracolo, per Medrano, si intreccia con l’attitudine all’illusionismo, con la capacità e la pertinacia a piegare le cose, narrativamente ed economicamente, a suo beneficio. Non so se “Almanacco del giorno prima” è un romanzo spirituale o fideistico, so che è un romanzo pieno di fedi, talvolta in contraddizione tra loro, perché appunto, il suo autore crede a tutto.

Non sei la prima a dirmi che anche da scrittrice rimani lettore. Ad una domanda diversa mi ha risposto nel tuo stesso modo Valeria Parrella. Non mi sembra casuale e la cosa mi emoziona perché se ci sono oggi due “letterate” che mi fanno battere il cuore e mi stupiscono con la chiaroveggenza sull’animo umano nella sua infinita complessità quelle siete tu e Valeria Parrella. Sarà forse proprio per il comune e condiviso essere lettrice anche durante la scrittura?

Questo chiacchierando con te per me è il coronamento e la realizzazione di un’emozione grande! Ti ringrazio di cuore per la generosità con cui ti sei prestata.

Foto di Lavinia Azzone
Foto di Lavinia Azzone

Grazie per questa bella opportunità di parlare del mio libro. Io penso che tu con questo sito stia facendo una cosa che andava fatta, stia riportando la lettura ai lettori e non solo a uno spesso distratto manipolo di critici.

 

… che Chiara Valerio apprezzasse il mio progetto sul sito neanche nei miei sogni, quindi non trovo parole, come non potrei trovare parole, neanche se profondessi tutto il mio impegno, per ringraziarla di aver reso il presente di questa chiacchierata desiderio realizzato.

Chiacchierando con… Chiara Valerio
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