Sabato 16 dicembre, alla libreria BK di Milano (via Porro Lambertenghi 20) io e Nuccia siamo state invitate da Marta Sironi, alla presentazione della collana PIPPO (Piccola Pinacoteca Portatile) di Topipittori, con la mostra delle tavole dei primi tre volumi: gli originali di Francesca Zoboli e le riproduzioni, su grande formato, di Scarabattolo e Bazzurro. Nella stessa occasione si è pure aperta la mostra e la vendita di più di 450 opere di altri illustratori, dilettanti, genitori e soprattutto di tanti bambini che hanno partecipato così al concorso Pippo non lo sa(http://topipittori.blogspot.it/2013/11/pippo-non-lo-sa-un-gioco-per-bambini.html).

“Un’esperienza molto ricca, da tanti punti di vista”, ci dice Marta Sironi “dove ha funzionato la messa in rete di un editore, una libreria, uno studio di creativi (lo studio A, che ha ospitato e partecipato attivamente alla realizzazione dell’iniziativa) e scuole pubbliche animate da giovani insegnanti preparate e curiose: i soldi ricavati dalla vendita delle opere sono stati, infatti, devoluti a due scuole pubbliche per l’acquisto di libri.”

(Se volete saperne di più potete dare un occhio qui:

http://www.spaziobk.com/pippo-delle-meraviglie/

http://topipittori.blogspot.it/2013/12/pippo-lo-sa.html.)

Io e Nuccia abbiamo con noi “Viva la natura morta”, l’ultimo albo della collana, e incuriosite abbiamo chiesto a Marta Sironi, autrice dei testi, di fermarsi a chiacchierare con noi. Spiego a Marta che sono un’appassionata di arte, anche se dilettante. L’iniziativa PIPPO di Topipittori mi ha entusiasmato, perché mi sembra un valido strumento per poter incuriosire i piccoli alle meraviglie dell’arte.

La mia prima domanda: che ruolo hai nel progetto?

Il progetto è nato da un’idea di Guido Scarabottolo e in particolare dalla sua mostra PIPO (Pinacoteca Portatile), tenutasi in un luogo insolito: non Venezia o Parigi ma Givigliana, in Carnia, un paesino raggiungibile solo a piedi e praticamente disabitato. In un simile contesto – la stazione Topolò dove da vent’anni si svolge un festival internazionale d’arte di un certo interesse –, Scarabattolo ha proposto di fondare una pinacoteca – PUT (Pinacoteca Universale Topolò, http://www.put-topolo.org/index.php). Da qui è nata l’idea di una sua ulteriore declinazione editoriale, PIPPO (Piccola Pinacoteca Portatile): una collana per bambini dedicata all’arte in forma di libro da colorare, di libro interattivo.

‘Che ruolo ho nel progetto?’ Non ho dimenticato la domanda ma, per rispondere, dovevo fare alcune premesse.

La collana è nata da un idea di un illustratore e quindi a partire dal disegno: sono sempre gli illustratori a proporre la selezione di opere e la loro interpretazione.

Il testo serve a tenere insieme la storia dell’arte, il tema o l’autore dei dipinti così come l’interpretazione dell’illustratore. La mia formazione storico artistica con una declinazione, di studi e passioni, all’illustrazione, ha determinato la connessione con la collana. Sono naturalmente felicissima di aver avuto quest’opportunità: credo che i bambini siano tutti indistintamente capaci di vedere e apprezzare opere d’arte senza bisogno di alcuna informazione storica, avendo semplicemente opportunità di avvicinarvisi, attraverso mostre e musei così come tramite l’esperienza ludica, capace di accorciare, se non addirittura eliminare, le distanze solitamente frapposte alla libera percezione dell’arte.

Quando ricevo le illustrazioni inizio a pensare come organizzarle, quasi sempre senza un confronto diretto con l’autore delle illustrazioni: mi pongo davanti ai disegni come davanti all’opera d’arte che li ha ispirati e cerco di far emergere un racconto che parli dei singoli pezzi ma sia capace di raccontare anche una storia, di connettere opere ed epoche molto diverse tra loro. Sono per lo più delle suggestioni di lettura, piuttosto che interpretazioni o imposizioni didattiche.

Anche Nuccia, di 9 anni, interviene prontamente nella chiacchierata.

Ciao Marta, ti chiami come una mia amica che ha la passione per la lettura.

Ho sfogliato il libro Viva la natura morta e non sono ancora riuscita a fare le attività. Aspetto le vacanze natalizie per potermici dedicare con tranquillità senza il dovere dei compiti pomeridiani. Il titolo del libro è molto carino con i due opposti: viva che è il contrario  di morta.

Prima di avere tra le mani il libro, non sapevo cosa voleva dire “Natura morta”, ma a dire la verità non l’ho ancora capito molto bene, me lo potresti spiegare?

È giusto che tu non sappia cos’è una ‘natura morta’: è un termine che non si usa comunemente ma solo in relazione a un genere pittorico molto diffuso. Una diffusione che ha un motivo storico: quando i pittori non avevano altro da dipingere, dipingevano frutta, fiori, bottiglie, cose facilmente reperibili e con le quali potevano costruire sempre diverse composizioni utili ai loro esercizi. È una prassi che continua ancora oggi: ho un amico pittore che quando viaggia porta con sé un sacchetto di conchiglie per potersi esercitare in ogni momento.

Anch’io ho una bambina, di otto anni, che pensa sia brutto il termine ‘natura morta’, e di conseguenza imperdonabile dire ‘Viva la natura morta!’: anche a lei ho dovuto spiegare che non è da intendersi come una cosa negativa ma come un termine che contraddistingue i soggetti rappresentati: oggetti o fiori recisi, non paesaggi naturalistici. Leggendo il libro forse scoprirai anche altri motivi perché questo genere pittorico si chiami così ….

Ho avuto prova di quell’avverbio “indistintamente”, portando le bimbe pochi mesi fa alla Galleria Borghese di Roma. Mi sono imposta di mettere a tacere la mia vocazione all’insegnamento e alla condivisione di sapere, per lasciare che fruissero solo del piacere della bellezza rappresentata. Devo dire che la loro attenzione si è concentrata su quadri di indubbio valore: Nuccia ha mostrato una passione per la Dama con il liocorno di Raffaello e Giuseppina per bellissime Madonna dal sorriso ineffabile.

Trovo il progetto Pippo molto formativo. I musei e le pinacoteche statali ne dovrebbero far tesoro per “ristrutturare” le loro stanze a vantaggio di una fruizione più ludica da parte dei piccoli visitatori. Non credi? Avrebbe senso, a tuo avviso, non un albo per temi come quello di Viva la natura morta, ma per galleria?

Tempoxme è un sito non solo di lettori, ma anche in larga misura di genitori, mamme per lo più e un solo papà. Da storica dell’arte e mamma, ritieni che ci sia un segreto per educare i nostri figli al bello?

La collana Pippo potrebbe certamente incontrare le collezioni di qualsiasi museo, creando proposte di lettura attraverso l’interpretazione visuale d’illustratori scelti ad hoc. Solitamente i vari poli museali hanno qualche supporto didattico, spesso coincidente alla proposta di case editrici che gestiscono il bookshop: nei poli museali milanesi la collana è per lo più assente (fatta eccezione del Museo del ‘900, Triennale e Villa Necchi). La collana è quindi, almeno per ora, raramente visibile nei bookshop dei musei, pur avendo ricevuto una segnalazione d’onore alla Fiera di Bologna dell’anno scorso (2013) con un giudizio della giuria che avrebbe dovuto attrarre qualche responsabile della didattica o di librerie di musei. Riporto una parte del giudizio: “Qui (inteso nella Collana Pippo) è delineato, con tante splendide occasioni, l’unico rapporto con l’arte che l’infanzia ama davvero: quello fortemente attivo che fonda il conoscere con il fare. Infiniti sono i suggerimenti che si offrono per creare un clima complessivo di “confidenza”: il rifacimento, l’indagine, la contaminazione, gli accostamenti non giudiziosi, le correlazioni ludiche, i giocosi contatti con le mille suggestioni. Nell’atelier qui delineato c’è l’arte, c’è la nostra memoria, c’è il nostro patrimonio. Ma ci sono soprattutto i giovanissimi cittadini di un paese in cui si deve conoscere per difendere, interpretare, per conservare. Cittadini molto attivi di questa non piccola pinacoteca che vive della loro stessa vita.” Mi sembra che il giudizio non necessiti di ulteriori commenti: serve a ricordare la frequenza con cui le scuole di altri paesi europei frequentano i propri musei e prendono fin dall’infanzia confidenza con l’arte mentre nella nostra Italia, così ricca di ‘opere d’arte’, si sia così tanto distanti e indifferenti. Aggiungo e vengo alla tua seconda domanda: per educare al bello, come alla lettura, o a qualsiasi altra cosa, basta semplicemente disporne abitualmente come un aspetto importante e costitutivo della realtà.

Marta, le tue parole andrebbero fatte girare nelle scuole, a partire da quelle materne. Perché, come te, condivido l’idea che il nostro patrimonio vada “tramandato” e la scuola, forse prima ancora della famiglia, dovrebbe assolvere questo compito.

Noi di Tempoxme, nel nostro piccolo, non possiamo che sollecitare l’attenzione al nostro patrimonio artistico, anche cedendo la parola a persone come te. Sono molto felice, infatti, di ospitare una voce “artistica” in questo spazio, che si occupa più spesso di libri, e di invitare i genitori a sensibilizzare i loro figli all’arte.

Tra i temi della natura morta, il mio preferito è il ricco vaso di fiori di Bruegel. Proprio quello sarà il primo che mi divertirò a colorare. Non sei tu che scegli i disegni. Ti è mai capitato che gli illustratori scegliessero uno dei tuoi quadri preferiti? Ce n’è uno, per caso, anche in Viva la natura morta?

Da bambina, eri appassionata di arte?

In verità non ho dei quadri preferiti e anzi sono contenta delle scelte inaspettate che fanno gli illustratori: se fossi io a proporre i dipinti sceglierei sempre con lo stesso criterio, invece così sono costretta a guardare e a interrogarmi anche su opere alle quali non presterei altrimenti attenzione. Sul tema della natura morta, per esempio, non avrei mai pensato a Paul Klee, quanto piuttosto a Cezanne: ritrovare Klee, per di più il suo ultimo quadro, mi ha sorpresa e divertita e mi ha dato la possibilità di parlare di un pittore che rappresenta questo genere pittorico secondo ‘fantasia’, superando la tradizione che intende invece la natura morta come un soggetto d’imitazione della realtà.

Più che appassionata d’arte, direi che fin da piccola ho sempre avuto un’attrazione istintiva per le figure. Visitare i musei mi piaceva ma mi stufavo anche un bel po’ e forse i miei genitori non erano capaci di raccontarmi storie e aspetti che avrebbero potuto divertirmi. Non so bene per quale ragione ma, dall’età di otto anni, possiedo una bellissima stampa a colori di una scena dipinta da Giotto nella Chiesa Superiore di Assisi – San Francesco che dona la veste a un ricco caduto in povertà – una riproduzione che è sempre stato il ‘poster’ della mia stanza, per un periodo addirittura attaccato dentro l’armadio. Ancora oggi, la stessa stampa è appesa in cucina (te ne mando una fotografia) e le mie bambine la vedono quotidianamente.

La seconda tappa del mio insolito e irregolare avvicinamento all’arte è avvenuto in terza media, in occasione di una ricerca da presentare all’esame. L’argomento era Wassily Kandinsky: ai tempi non c’era internet e l’accesso immediato alle principali opere di qualsiasi pittore. Mia mamma allora iniziò a prenotare i principali volumi sul pittore, del quale mi ricordo ve n’era di certo uno in inglese. Questa insolita e irrazionale scelta – avrei potuto fare una ricerca su qualsiasi pittore italiano e avrei disposto con facilità di molti libri – mi ha aperto nuove prospettive e soprattutto mi ha fatto capire che c’erano molti artisti, in ogni parte del mondo e che le loro opere dipendevano molto dalla cultura d’appartenenza, dal periodo in cui erano vissuti; insomma che ogni quadro o scultura (ma la cosa vale anche per una poesia o per un’architettura …) nascondeva una storia. È nato così il mio amore per le storie illustrate: ogni figura (quadro, fotografia etc) è per me una storia, tutta da raccontare.

Un’ultima domanda per chiudere con uno sguardo al futuro la nostra chiacchierata. Al momento sono stati pubblicati tre albi della collana Pippo, ce li illustri? puoi anticiparci i temi delle prossime uscite già programmate?

Quadri, quadretti e animali è il volume disegnato da Guido Scarabattolo che, come ho detto all’inizio della nostra chiacchierata, è l’ideatore della collana. Guido ama gli animali e il suo percorso, attraverso quadri antichi e moderni, è stato per me una novità, che mi ha fatto vedere quadri conosciuti secondo una diversa prospettiva. Mi sono accorta, per esempio, come nell’annunciazione di Lorenzo Lotto la sorpresa dell’inaspettato intervento divino è resa non solo nei gesti di Maria e l’angelo (secondo l’iconografia più tradizionale) ma anche e soprattutto attraverso la reazione del gatto. Così come il cavallo può rappresentare la pittura moderna, ma al contempo primitiva, di Mario Sironi. Scarabottolo ha poi affiancato le sue interpretazioni dei quadri a varianti stilistiche dell’animale rappresentato: le pagine si sono così arricchite di una varietà estetica che va oltre la storia dell’arte per avvicinare i più piccoli anche a linguaggi più moderni e immediati (il fumetto, l’illustrazione) e soprattutto fa loro capire le possibili gradazioni del segno e le conseguenti variazioni di significato di una stessa immagine.

Dame e cavalieri riguarda invece il ritratto o meglio la rappresentazione maschile e femminile. In questo caso l’interazione con i bambini non avviene solo attraverso il colorare, ma disponendo del campionario di carte disegnate ad hoc da Francesca Zoboli, con le quali vestire le sagome tratte da alcuni dipinti antichi. Qui il riferimento ai quadri e più labile e nei laboratori spesso condotti dalla Zoboli, si mostrano ai bambini anche le riproduzioni dei quadri originali in modo da dare loro un’idea più completa della ricchezza cromatica, generale e delle vesti in particolare, chiedendo poi di tradurla utilizzando le carte a disposizione. Il libro è una base sulla quale sono possibili numerose varianti: aggiungendo carte d’ogni genere, intervenendo con il colore, creando sempre nuove sagome, del proprio profilo come di qualsiasi altro quadro.

Viva la Natura morta! propone un tema difficilmente accessibile ai bambini in quanto lontano dalla loro esperienza diretta, più di quanto lo sia la rappresentazione di persone o di animali. Francesca Bazzurro è stata però capace di ‘smontare’ alcuni aspetti dei singoli quadri dando loro vita autonoma e, così facendo, maggiore famigliarità. Il teschio (elemento distintivo di alcune nature morte legate alla caducità del tempo) è diventato, per esempio, una sorta di tatuaggio con varianti molto giocose. Così la derivazione dall’arte africana di certa pittura di Picasso è stata esaltata con l’aggiunta di sei maschere africane ben identificabili e distinte secondo lo stile delle varie etnie che le hanno originalmente create: per questo ho voluto indicare i nomi, grazie all’aiuto di un esperto d’arte africana.

L’aspetto che accomuna tutti i volumi è la libertà interpretativa e l’alta qualità degli interventi degli illustratori che forniscono una base estremamente ricca all’intervento del bambino che otterrà così facilmente risultati esteticamente apprezzabili. Per non parlare del l’inusuale qualità estetica rispetto ai più diffusi album da colorare.

In cantiere ci sono tante altre novità: in primavera dovrebbe uscire un primo volume dedicato a un solo artista, Giotto: i bambini potranno imparare a disegnare, passo, passo a partire da alcune soluzioni che allora Giotto genialmente inventava liberandosi dalla struttura codificata della pittura medioevale per aprire la strada al Rinascimento italiano.

Ho letto la risposta che mi hai dato con grande curiosità, perché mi piace ascoltare le storie di quando un adulto era bambino per confrontarlo con le mie sensazioni.

Alle tue figlie racconti le storie nascoste dietro ai quadri invece delle favole? E quando andate ai musei insieme vi divertite?

Leggo e racconto di tutto e tendo ad affidare delle storie a tutto ciò che vediamo e attrae la nostra attenzione: per esempio, andando in bicicletta (mezzo che usiamo sempre), tendo a mostrare loro i particolare architettonici, soprattutto quelli figurati, e vedo che ormai i loro sguardi sono allenati e a volte si accorgono di cose che nemmeno io vedo. Lo stesso gioco si può fare davanti a quadri e sculture. Contrariamente a quanto forse immagini, non andiamo spessissimo nei musei, forse frequentiamo più abitualmente mostre d’arte contemporanea. Comunque, quando capita, ci si diverte e ci abbandoniamo a quello che le opere ci suggeriscono. Durante le vacanze natalizie andremo in Toscana, ad Anghiari (paese d’origine del papà), un paesino medioevale molto diverso dalla città in cui viviamo (Milano). Da qui abbiamo in programma un giro a Città di Castello (in Umbria, ma molto vicino a questa parte della Toscana), città natale di Burri e dove gli sono stati dedicati ben due musei. Non ci crederai ma è un’idea di Teresa, la mia figlia più piccola (cinque anni e mezzo): ha visto uno spettacolo alla scuola materna su alcuni pittori moderni ed è rimasta molto colpita da Burri tanto da  chiedermi se lo conoscevo. Le ho detto che era nato vicino ad Anghiari e quindi avremmo potuto andare facilmente a vedere tante sue opere. Senza la sua curiosità non mi sarebbe mai venuto istintivo andare a vedere Burri con le bambine: sono sicura però che il suo modo di lavorare con i materiali (sacchi, legni, plastiche) possa trovare immediata condivisione e apprezzamento da parte dei bambini.

L’entusiasmo della piccola Teresa è contagioso e anche io e Nuccia ci siamo incuriosite all’opera di Burri. Chissà se prima o poi non riusciamo a incontrare davvero Marta Sironi e le sue bimbe organizzando una visita insieme in qualche museo o mostra. Per noi sarebbe il coronamento del piacere con cui abbiamo condotto questa chiacchierata virtuale.

Chiacchierando insieme a Nuccia con… Marta Sironi