Il volo dell’angelo è un percorso aereo, in cui si fa l’esperienza del volo a corpo libero, pur essendo ben imbracati. Chi mi conosce, non sbarri gli occhi, io non l’ho fatto, ma posso immaginare che sia un’esperienza unica, trascendentale, in cui si prova qualcosa che la natura sembra aver negato all’uomo.

Kafka sulla spiaggia

La lettura di Kafka sulla spiaggia di Murakami Haruki (traduzione di Giorgio Amitrano, Einaudi, 2008) è stato il mio volo dell’angelo. Da lettrice “realistica” mi sono trovata catapultata in un mondo in cui i confini tra reale e trascendente si affievoliscono fino a scomparire, in cui è possibile immergersi in un tempo che non è più tangibile e lineare ma un eterno e circolare fluire o persino una sospensione in cui si rimane ancorati al momento impresso nell’anima. Haruki ha la capacità di rendere possibili con la sua scrittura anche avvenimenti impensabili come gatti parlanti, una pioggia di sardine, pietre che si alleggeriscono e appesantiscono in base a una loro imperscrutabile volontà, personaggi immaginari che interagiscono con assoluta normalità nel mondo reale senza che per questo il lettore arricci il naso, ma coinvolgendolo in questo sogno ad occhi aperti in cui tutto non solo è possibile ma lo sembra.

Fascinosa è l’alternanza di toni malinconici e lirici a quelli ironici e divertenti, così anche nei personaggi c’è una continua oscillazione tra la dolcezza e l’eleganza, carica di fascino della signora Saeki, la complessità colta e raffinata di Oshima e l’esuberante simpatia di Hoshino, la fantastica irrealtà di Nakata. L’ago della bilancia è Kafka, un ragazzino di quindici anni, che con straordinaria maturità e consapevolezza, novello Edipo, decide di fuggire dalla prigione della sua casa e dall’ingombrante presenza paterna, alla ricerca di se stesso e delle proprie radici, sradicate con l’abbandono della madre e della sorella, che lo lacera interiormente come un ferita mai rimarginata. Kafka è perseguitato dalla maledizione di Edipo, anche lui come il personaggio tragico nel tentativo di fuggire al proprio destino ne viene misteriosamente e fatalmente attratto. Ma in Kafka si respira, in veste totalmente moderna e freudiana, un torbido incestuoso desiderio che la maledizione si avveri. Kafka è combattuto e tormentato dalla complessità dei suoi desideri, dal bisogno di sapere, che a differenza di Edipo rimarrà irrisolto, al lasciarsi andare alle sue pulsioni più istintive e naturali. Accanto a lui un Tiresia più amabile e partecipe, che gli indica la strada da percorrere in maniera consapevolmente enigmatica per non intaccare la sua libertà di scelta e il personale scavo introspettivo.

Atmosfere soffuse e rarefatte, solitudini che si incontrano e sovrappongono, sogni e desideri che diventano tangibili. Questo il segreto e il fascino diKafka sulla spiaggia, sulle note di una canzone indecifrabile nel testo e dalla facile ma non meno misteriosa melodia, che sarà possibile intendere solo alla fine del percorso di totale apprendimento di sé e come risultato della buona riuscita della missione di cui Nakata nella sua stramberia si sentirà investito.

A lettura ultimata, mi sento come immagino debbano sentirsi molti di coloro che hanno sperimentato il volo dell’angelo sulle Dolomiti lucane: stupefatta, sbalordita, entusiasmata, ma anche perplessa e sbigottita. Ritentare l’esperienza approcciando un altro romanzo dello scrittore giapponese? Ancora non lo so.

Aggiungo il link del blog Mister Kidm dalle recensioni (come si potrebbe chiamarle altrimenti?) particolari e suggestive. Io ne sono ammirata e trovo che le sue di Murakami sia quelle più “vere” che meglio possano esprimere la forza dello scrittore giapponese.

Kafka sulla spiaggia